Cloud Strife Master
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| Titolo: [NDS/RECENSIONE] American Dragon - Jake Long, Attack Of The Dark Dragon Mer Ott 08, 2008 3:24 pm | |
| American Dragon – Jake Long è l’ultimo cartone prodotto dalla Disney ad essersi da poco affacciato anche sul panorama televisivo italiano. Tratta le bizzarre e avventurose vicende di Jake Long, un teenager cino-americano che ama alla follia tutto quello che è occidentale. Suo nonno, però, ultimo discendente di una famosa dinastia di guerrieri, ha voluto insegnargli la cultura del suo paese, addestrandolo nell’arte del combattimento corpo a corpo e rivelandogli un segreto davvero eccezionale. Già, perché i membri della famiglia di Jake possiedono l’innato potere di trasformarsi in un drago ogniqualvolta lo desiderino, ma perché la trasformazione abbia successo e sia duratura devono prima affrontare anni ed anni di preparazione psicologica. L’irruento Jake, poco avvezzo al rispetto di regole e questioni d’etichetta, scopre ben presto di potersi trasformare col minimo sforzo, senza dover prima studiare e allenarsi come il nonno vorrebbe. Da qui hanno inizio le mille e più disavventure della famiglia Long. Jake, da scalmanato ragazzino combina guai userà inizialmente la sua nuova forma per creare scompiglio in città ma quando una pericolosa banda di criminali si presenterà sulla soglia inizierà a capire realmente con quale rispetto debbano essere usati i suoi nuovi poteri. Un drago a due schermi. Il titolo DS prende spunto dal canovaccio del cartone per creare una trama in parte tutta nuova. Per non togliere la suspense di scoprirla da soli proseguendo con l’avventura eviteremo di parlarne, saltando a pié pari alla fase dell’analisi delle meccaniche di gioco. American Dragon Jake Long si presenta agli occhi del giocatore come il più classico dei platform dueddì. Solo giocando, e arrivando a metter mano sulle prime trasformazioni, ci si rende conto di essere di fronte più ad un picchiaduro a scorrimento (esatto: come quelli dei bei tempi andati…) che ad un canonico gioco di piattaforme. Il realtà il concept cambia a seconda del personaggio utilizzato: con Jake si affrontano sequenze caratterizzate prevalentemente dalla lotta corpo a corpo, il giovane protagonista infatti si rivela ben presto un karateka eccezionale. Viceversa, una volta che vi trasformerete in drago, avranno inizio fasi prettamente platform in cui vi sarà richiesto di svolazzare da una piattaforma all’altra usando di tanto in tanto l’alito infuocato per risolvere enigmi o far passare alla storia i vostri nemici. Le meccaniche usate ricordano molto da vicino quelle viste ed apprezzate nei titoli Spider-Man di Activision. Infatti, nonostante le avventure di Jake si dipanino unicamente lungo il parallasse orizzontale, un uso sapiente ed ipnotico della prospettiva unito ad opportune ed improvvise zoomate automatiche della visuale sembrano voler immergere il giocatore in una specie di mondo tridimensionale. Gli stessi livelli, strutturati come una sorta di corridoio da percorrere puntualmente da sinistra verso destra, spesso ruotano su sé stessi o presentano più piani prospettici dando così l’impressione di una profondità degli scenari che è purtroppo solo scenica. Solo gli scontri con i boss, tutti davvero giganteschi e simpaticamente caratterizzati, vi getteranno in vere e proprie arene tridimensionali in cui potrete muovervi in piena libertà, ma si tratta comunque di sessioni che esulano dal concept di gioco, improntato saldamente sulle meccaniche dei più canonici platform 2D. Rispetto ai tre titoli di Spider-Man prodotti da Activision, citati poco sopra per tracciare un parallelismo tecnico con questo American Dragon di Buena Vista Games, il titolo del simpatico Jake Long soffre però di una realizzazione grafica inspiegabilmente poco curata. Forse il tutto è da imputare alla scelta dei programmatori di avvicinarsi allo stile minimalista che caratterizza il cartone, ma colori piatti e banali spalmati su poligoni appena abbozzati non possono che farci aggrottare più di un sopracciglio durante le nostre sessioni di gioco. Parlando del sonoro, sono discrete le musiche di accompagnamento, così come accettabili possono essere etichettati gli effetti FX che sottolineeranno le vostre azioni (pugni, calci, salti…). L’avventura non è certamente lunga, ma Jake Long punta soprattutto ad un target di appassionati la cui età supererà difficilmente i 13 anni, dunque i giocatori più piccoli e i neofiti del campo dei platform o dei picchiaduro a scorrimento potrebbero trovarlo comunque impegnativo e godibile. Per quanto riguarda la giocabilità, le fasi platform risultano monotone e banali. Certo, c’è sempre la possibilità di svolazzare qua e là usando le abilità del draghetto, ma in fondo ci vengono richieste sempre le stesse azioni. Viceversa i momenti puramente “picchiaduro a scorrimento” non possono che essere apprezzati, specie da giocatori vegliardi come noi che si ricordano con commozione i grandi del genere apparsi su Mega Drive e Super Nintendo. Pazienza, questo genere di picchiaduro oggi risulta più vecchio che mai, ma affrontare una folta schiera di nemici dandogliene di santa ragione si dimostra ancora il modo migliore per smaltire lo stress accumulato durante la giornata! Jake, che mi combini! Concludendo, American Dragon Jake Long ha scelto come difficile obbiettivo quello di provare ad emergere nell'inflazionata categoria del genere platform 2D. Per i motivi appena enunciati non si può dire che abbia mantenuto fede alle promesse fatte, ma siccome si rivolge ad un target d’utenza davvero molto basso (giocatori dai 3 ai 13 anni al massimo), i più piccoli e meno pretenziosi lo troveranno comunque come una divertente e simpatica esperienza di gioco, aderente con cura a quanto visto nel cartone animato. Fonte: Ludus | |
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