Nel 2004 tutti aspettavano Doom 3 e Half Life 2. Quello che in pochi si aspettavano sarebbe stato un terzo incomodo e soprattutto un titolo che potesse essere considerato un nuovo arrivato, un outsider che dal nulla avrebbe sbalordito ancor prima dell'uscita dei due suddetti titoloni. Questo ruolo venne occupato magnificamente da Far Cry, gioco dalle ambientazioni così vaste da apparire completamente diverso dal prodotto Valve e agli antipodi di quello id Software. In un titolo che non aveva dalla sua parte armi particolarmente sfiziose, nemici originali o una storia particolarmente curata, la parte del leone veniva svolta però dalle ambientazioni, un arcipelago di isole tropicali tra le quali muoversi per mezzo di veicoli e imbarcazioni più o meno rapidi e capaci di regalare un senso dell'esplorazione mai provato prima in un sps. Il prodotto uscì unicamente su Pc e solo in seguito venne adattato attraverso episodi che ricalcavano l'ambientazione principale, ma che modificavano a piacimento la trama. Per un vero seguito abbiamo dovuto aspettare quattro anni e mezzo, ma sembra esserne valsa la pena.
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Benvenuti in Africa Nonostante il numero due troneggi in copertina, questo sequel avrebbe potuto chiamarsi in tutt’altro modo e nessuno avrebbe avuto nulla in contrario. Le differenze tra questo titolo e il suo capostipite sono talmente tante che risulta davvero complesso trovare dei punti in comune. Il fatto poi che lo sviluppatore non sia più Crytech ma lo studio interno Ubisoft Montreal contribuisce ad amplificare questa sensazione. Certo si spara, si utilizzano armi e si guidano veicoli, ma la struttura di base è completamente diversa dai classici sparatutto in prima persona presenti oggi sulla piazza. Se nel primo Far Cry si aveva a che fare con dei livelli non troppo lineari ambientati su diverse isole di un arcipelago tropicale, con il secondo questa struttura viene cestinata in favore di un’immensa mappa (circa chilometri quadrati!) completamente esplorabile sin dall’inizio e da una serie di missioni libere spesso facoltative, che ve la faranno percorrere in lungo e in largo. Per mescolare con successo il free roaming con il genere fps occorre donare al tutto una libertà che va ben oltre quella già vista nel 2004. Per questo motivo gli sviluppatori hanno deciso di portarci in Africa, continente vastissimo e mai vissuto intensamente come in Far Cry 2. Nonostante il mondo non ci faccia nemmeno più caso, in questo splendido continente sono in corso guerre interne che lo devastano quotidianamente. Siccome una guerra non si combatte senza le armi, i trafficanti hanno trovato un nuovo paradiso in cui sguazzare a scapito della popolazione. Nel gioco il più grande trafficante d’armi viene identificato come lo Sciacallo e la vostra missione sarà semplicemente quella di rintracciarlo e farlo fuori. La storia risulta di una semplicità disarmante e chi si aspettava qualcosa di particolarmente complesso e appagante potrebbe rimanere deluso, ma data la natura del prodotto e la complessità dell’ambiente di gioco crediamo che questo fattore sia ininfluente sul divertimento e sulla fruibilità globale del prodotto. Appena avviato il gioco vi troverete sul sedile posteriore di una Jeep mentre un autista vi starà portando al hotel. Presto vi accorgerete che il vostro arrivo non è passato inosservato e dopo pochissimo tempo vi ritroverete a fare i conti con la malaria. L’unico modo per tenerla sotto controllo saranno dei farmaci che andranno assunti ogni volta che ne accuserete i sintomi (lo schermo diverrà giallo). Essendo in Africa, paese tristemente famoso per questa mortale malattia e per la carenza di medicinali atti a debellarla, l’unico modo per ottenere delle pastiglie sarà completare diverse missioni per alcuni personaggi, spesso civili, che chiedono aiuto e che possiedono ciò che vi serve. Una volta ottenuta un’autonomia discreta potrete decidere di cominciare a seguire la pista dello Sciacallo e per farlo dovrete instaurare rapporti con le varie fazioni in lotta tra loro. Ciò si traduce nell’eseguire missioni per conto di un gruppo rispetto ad un altro, modificando il modo in cui sarete visti da ciascuna milizia armata. Le missioni che vi saranno affidate sono piuttosto simili a quanto visto in un classico titolo free roaming in stile GTA: dovrete consegnare della merce, recuperare qualcosa, uccidere qualcuno, distruggere un obiettivo. Queste le quattro grandi tipologie di missioni che vi ritroverete a svolgere più spesso e sebbene non siano particolarmente originali, si comportano bene incastrate in un ambiente di gioco originale e mai esplorato come questo. Tutti gli spostamenti che dovrete effettuare fanno emergere però quello che da molti viene visto come il maggiore difetto di FC2, ossia i posti di blocco. Le strade che dovrete percorrere per giungere a destinazione in una qualunque missione saranno ostruite da sbarramenti nemici che devono essere affrontati. Nonostante possano essere forzati passando a tutta velocità, i nemici tenderanno a salire sui propri mezzi per inseguirvi a bordo di veicoli muniti di mitragliatrici e cercare di farvi passare a miglior vita. Se affrontare parecchi posti di blocco all’inizio può essere sopportato senza particolari problemi, con l’aumentare del numero di ore il continuo fermarsi per far fuori i nemici spezza il ritmo dei frequenti spostamenti. Considerando però che la tipologia di gioco a cui Far Cry 2 appartiene è quella degli FPS sarebbe stato controproducente e noioso far percorrere al giocatore dei chilometri in auto solo per farlo spostare. Inoltre i vari combattimenti possono essere affrontati in diversi modi, sfruttando a proprio vantaggio il terreno di scontro e utilizzando armi di vario tipo. Ciò rende il “problema” dei posti di blocco un vero fastidio solo per chi vuole giocare un FPS più immediato e con poche velleità tattiche. Per chi invece è disposto ad affrontare un approccio più ragionato e meno spavaldo, il titolo Ubisoft risulta la classica manna dal cielo, capace di coinvolgere e di offrire possibilità sempre diverse che vanno ricercate attraverso un’esplorazione accurata. Ci preme segnalare che questi posti di blocco possono in diversi casi essere aggirati o evitati completamente usando gli autobus che prestano servizio sul territorio in alternativa ai pericolosi spostamenti su mezzi privati. Chi invece predilige un approccio più ragionato andrà a nozze con il titolo Ubisoft poiché la varietà della mappa di gioco si presta ad essere esplorata in lungo e in largo portandovi in location mai così affascinanti come la savana, il deserto, alcuni fiumi ed acquitrini, cascate mozzafiato, giungle e villaggi. L’esplorazione non sarà fine a se stessa infatti potreste trovare sparsi per l’ambiente diversi diamanti, unica moneta di scambio nell’Africa di Far Cry 2.
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Un diamante per quel gioiellino Parlando di diamanti non si può non parlare del modo in cui spenderli. I vostri guadagni andranno tutti nell’acquisto di armi di vario tipo e nei loro potenziamenti. Nel vostro viaggio incontrerete diverse persone che vi venderanno armi e munizioni e solo comprando i gingilli che avranno da vendere potrete mettere mano su prodotti bellici nuovi fiammanti. Se in un qualunque fps prima di questo il fatto che un arma fosse nuova non importava a nessuno, nell’Africa di Ubisoft, raccogliendo ed usando le armi che troverete addosso ai nemici abbattuti, potreste trovarvi con l’arma inceppata o, peggio ancora, pronta ad esplodervi in mano. Per questo motivo partire per una missione ben equipaggiati diventa fondamentale per evitare di ricorrere a pericolose acquisizioni sul campo. Nel vostro equipaggiamento avrete spazio per quattro strumenti di morte tutti selezionabili attraverso le quattro direzioni della croce digitale. Avrete il fido machete, un’arma primaria (spesso un fucile d’assalto), una secondaria assimilabile alle pistole o a mitra compatti e infine l’ultimo spazio sarà occupato da armi speciali come mitragliatori pesanti, fucili da cecchino, lanciarazzi o lanciafiamme. Quest’ultimo, oltre ad essere reso magnificamente, può provocare veri e propri incendi capaci di propagarsi secondo la direzione del vento, mangiando così vegetazione e possibilmente nemici. Siccome non sarete certo i soli a possedere bocche da fuoco, prima o poi rimarrete feriti. La vostra barra dell'energia è composta da cinque segmenti che, come di consueto, si svuotano sempre più venendo colpiti. Se il primo non potrete curarlo in alcun modo, dal secondo potrete usufruire di alcune iniezioni piuttosto rapide che ripristineranno la salute. Nel caso però la situazione si faccia seriamente incandescente, l’ultima zona capace di separarvi dalla morte potrà essere ripristinata attraverso delle piccole operazioni da campo simulate da animazioni piuttosto convincenti e ad effetto. La loro importanza purtroppo giustifica il tempo in cui sarete indaffarati e non potrete rispondere al fuoco rendendo questa possibilità valida solo se si riesce a raggiungere un buon riparo. Molto interessante la possibilità di avvertire alcuni mercenari per i quali avete svolto missioni in precedenza, prima di entrare in azione. In questo caso verrete soccorsi poco prima di morire e sarete portati nella loro baracca. In queste scene potrete avere una visione piuttosto drammatica dell’accaduto poiché questo vi trasporterà continuando a combattere mentre voi sarete inermi e semi incoscienti mostrando su schermo solo alcune piccole fasi dovute alla vostra apertura o chiusura degli occhi. L’uso delle armi risulta sempre soddisfacente e l’unico appunto che può essere mosso ai combattimenti deriva da un’intelligenza artificiale un po’ sbilanciata. I nemici si muovono piuttosto bene in gruppo ma non sempre si comportano a dovere nascondendosi dietro ai ripari che lo scenario offre. Inoltre mentre a volte non si accorgono del loro commilitone eliminato a un metro da loro, altre volte vi vedono da distanze siderali, tanto da far piovere proiettili su di voi molto prima che cominciate a farvi un’idea della loro posizione.
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La nostra Africa Quello che colpisce maggiormente il giocatore all’avvio della prima partita è l'aspetto tecnico. Mentre il tassista vi porta in giro non smetterete un attimo di guardarvi intorno per gustare i tanti particolari che questo mondo africano ha da offrire. Alberi scossi dal vento, monti ricchi di vegetazione alle spalle di laghi che luccicano sotto il sol leone, animali che volano e corrono liberi mentre la vostra jeep prosegue sulla strada polverosa… Questa è l'affascinante ambientazione che imparerete ad amare e che vi farà sentire un po’ sperduti in una terra lontana. Per venirvi in aiuto avrete comunque sempre a portata di mano una mappa capace di indicare la vostra posizione e le strade battute per raggiungere qualunque posto voi vogliate. Ovviamente proseguendo verranno annotate le posizioni di locazioni utili per il reperimento delle armi, dei salvataggi e di tante altre strutture che sicuramente vorrete scoprire da soli. Il GPS vi servirà anche per il reperimento dei diamanti sparsi nell’area di gioco poiché verrete avvisati della loro vicinanza tramite dei “bip” sempre più veloci man mano che vi avvicinerete ad un'area in cui sono nascosti. Il motore grafico Dunia mette in mostra i muscoli, lasciando qualche perplessità solo in alcune occasioni producendo un fastidioso effetto di sfarfallamento sulla vegetazione, ma se si tratta di mostrare esplosioni ed incendi su larga scala con tanto di propagazione del fuoco e di leggi della fisica il livello di realismo è davvero elevato. Se la parte grafica risulta molto positiva ma non perfetta se considerata nell'ottica delle possibilità della PS3, quella sonora risulta davvero azzeccata con rumori di sottofondo davvero puliti e mai fuori posto ed effetti sonori prodotti dalle armi in maniera davvero realistica. Le musiche che vi accompagneranno saranno prettamente tribali ed etniche e ben si sposano con l’ambientazione ed il ritmo di gioco ora riflessivo ed un momento dopo concitato e adrenalinico. La longevità del titolo è assolutamente buona e la durata dell’avventura principale dovrebbe collocarsi tra le venti e le trenta di ore, anche grazie a ben quattro livelli di difficoltà presenti sin dal primo avvio. L’unica controindicazione va verso tutti quelli che potrebbero ritenere noioso e dispersivo un ambiente così grande e così pieno di combattimenti, fastidiosi soprattutto a causa di un veloce respawn dei nemici. Il comparto multiplayer combina modalità classiche ad altre un po’ più originali, ma niente di cui gridare al miracolo. Spiace notare che giocando online la grafica subisce un calo di prestazioni, ma il divertimento non viene mai intaccato. Come in Call of Duty 4 è stato inserito un sistema di punteggio che premia i giocatori migliori con punti esperienza e diamanti, utili per acquistare armi e modifiche come nel gioco in singolo. Molto interessante la presenza di un editor di mappe che permette di creare stage per il multiplayer da mandare in rete e da votare. Non particolarmente semplice ma capace di modificare praticamente ogni parametro della mappa, producendo rialzamenti del terreno, posizionando costruzioni e sistemando fiumi. Un’aggiunta notevole che si spera venga sfruttata a dovere dalla comunità online. Un’ultima nota riguarda le due edizioni in commercio. La prima consiste nella classica confezione del gioco in cui troverete all’interno una mappa divisa in due parti che, seppur senza legenda, segnala tutte le postazioni più importanti. La Collector Edition invece, è una cassa di legno che si apre come un forziere ed al suo interno nasconde la scatola del gioco in edizione normale, una mappa dettagliata (sebbene in scala maggiore) delle zone in cui vi muoverete, una maglietta nera “Large” con il logo di Far Cry 2, il dvd del making of e un libretto in lingua inglese con copertina cartonata in cui sono raffigurati diversi artwork delle ambientazioni e dei personaggi principali, il tutto accompagnato da alcune interessanti descrizioni. Nel complesso quindi il risultato finale è stato davvero ottimo e le aspettative sono state soddisfatte pienamente.