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 [XboX/RECENSIONE] Call Of Cthulu - Dark Corners Of The Earth

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Cloud Strife
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MessaggioTitolo: [XboX/RECENSIONE] Call Of Cthulu - Dark Corners Of The Earth   [XboX/RECENSIONE] Call Of Cthulu - Dark Corners Of The Earth Icon_minitimeVen Nov 07, 2008 5:33 pm

[XboX/RECENSIONE] Call Of Cthulu - Dark Corners Of The Earth Call-of-Cthulhu-Xbox


I survival horror sono un genere oltremodo inflazionato. Di solito, però, presentano peculiarità simili tra loro, che li rendono cloni di titoli famosi quali Resident Evil e Alone in the Dark. Non è però il caso di Call of Cthulhu, gioco dall’atmosfera gotica ed uggiosa, ben noto tanto ai piciisti quanto all’utenza X-Box, legato a doppio filo con i deleteri racconti di Lovecraft. Nel pargolo dei ragazzi di Headfirst, infatti, non saremo costretti a vivere l’ennesima avventura in terza persona, caratterizzata da telecamere fisse ed oggetti da custodire gelosamente nell’inventario perché utili alla risoluzione di chissà quale enigma, perché gli sviluppatori hanno scelto un approccio più filmico e meno standardizzato. L’orrore, questa volta, si vive in prima persona, come se si trattasse di uno sparattutto alla Doom o alla Quake. A differenza dei sopraccitati titoli ID, però, armi e munizioni non si riveleranno sempre la scelta ottimale, tutt’altro.

[XboX/RECENSIONE] Call Of Cthulu - Dark Corners Of The Earth 245292_1


Avete presente Everwood?
Atmosfere gotiche e cariche di pioggia, una folte coltre di nebbia perennemente calata sull’orizzonte, una notte che sembra infinita: giocare a Call of Cthulhu significa ritrovarsi a girare in ambienti umidi e malsani, spaventati e feriti, e in genere anche male armati. La storia ha inizio negli Anni ’20, quando il nostro uomo, l’ispettore Jack Walters, fa irruzione in una villa i cui abitanti sono improvvisamente impazziti. I più sono morti, ma alcuni offrono ancora una strenua resistenza, per quanto ormai siano orribilmente sfigurati ed in fase terminale. Isteria di massa? Allucinazioni collettive? Il tragico ma inevitabile epilogo dovuto all’adesione ad un culto satanico? Niente di tutto questo: la reale motivazione risiede nella cantina della magione e lo shock, per il nostro investigatore, sarà tale che lo spedirà per qualche tempo in una casa di cura. Dopo qualche anno, Jack, considerato un soggetto non pericoloso per la collettività, viene rimesso in libertà. Ormai ha perso il suo posto nelle forze dell’ordine e decide quindi di aprire un’agenzia d’investigazioni. I pochi casi gli permettono di iniziare a studiare il mondo dell’occulto, segno che l’esperienza passata in quelle fondamenta l’ha segnato a vita. Proprio una sera piovosa, poco prima di chiudere l’ufficio, riceve una telefonata che lo invita a recarsi in un piccolo paesino montano chiamato Innsmouth per risolvere un’indagine collegata a quanto ha assistito nella villa abbandonata.

“E' evidente che qualcosa di quiescente sta per scoppiare e che la popolazione, ora tranquilla, molto presto diventerà il nostro peggior nemico.”

Jack, naturalmente, si precipita subito sul posto (a questo proposito è doveroso segnalare lo spettacolare tragitto in bus) per chiedere ulteriori informazioni, ma al suo arrivo non trova nessuno ad attenderlo, solo pochi individui, a metà strada tra zombie e fantocci, che poco gradiscono le visite dei forestieri. I negozi sono tutti chiusi, i villici ci scansano in malo modo, i poliziotti sono pronti a metter mano alla pistola d’ordinanza pur di invitarci ad andarcene e anche l’unico albergo della zona, manifestamente vuoto, sembra non avere camere pronte ad ospitarci. Insomma, la pro loco del posto non ha certo organizzato un caloroso comitato d’accoglienza, tutt’altro, ma il peggio deve ancora arrivare. E’ nelle prime ore di gioco, infatti, trascorse a gironzolare per il piccolo e tetro paesino disperso tra i monti, che il giocatore assapora le atmosfere migliori che il titolo sa regalare. Si prova la sensazione di essere persi in terra straniera, di essere maltollerati e malvisti. E’ inoltre evidente che qualcosa di quiescente sta per scoppiare e che la popolazione, ora tranquilla, molto presto diventerà il nostro peggior nemico. I più sono asserragliati in casa e tendono a spiarci tra le fessure delle persiane o dagli spioncini delle porte; i villici in strada, invece, ci seguono con sospetto e sembrano sempre pronti ad aggredirci alle spalle alla nostra minima distrazione.

“La pro loco del posto non ha certo organizzato un caloroso comitato d’accoglienza, tutt’altro, ma il peggio deve ancora arrivare.”

Quello che accade nelle prime, pacate, sessioni di gioco ha il compito di far salire alle stelle il pathos e la tensione del giocatore, costretto a girovagare per vie e viuzze buie e pericolose, ben conscio che la pandemia esploderà non appena varcato il prossimo angolo. Ed in effetti, la situazione peggiora quando il nostro si introduce in un negozio in cui non avrebbe mai dovuto recarsi: lì, infatti, non solo trova il cadavere orrendamente sfigurato di un uomo impiccato, ma anche la sua prima arma. E se i programmatori hanno inserito lì un simile gingillo, non è certo per farci un regalo, ma perché molto presto avremo occasione di usarlo!

“Le immagini truculente si susseguono a ritmo sincopato: ogni casa di innsmouth ha il suo scheletro dell’armadio, scheletri che andranno pian piano a comporre il puzzle degli avvenimenti successi in questa placida cittadina prima del vostro arrivo.”

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Eternal Cthulhu?
Ma la vera novità di Call of Cthulhu risiede nel fatto che il protagonista, ormai dalla psiche debilitata, potrà vivere angosce, traveggole ed allucinazioni, che salteranno fuori ogniqualvolta si troverà in una situazione di pericolo e di panico. Ricordate la barra della sanità mentale di Eternal Darkness, favoloso gioco Game Cube uscito qualche annetto fa? Ebbene, qui succede la stessa cosa: quando Jack si spaventa, la visuale si annebbia e si distorce, i movimenti si fanno più lenti, il battito cardiaco aumenta a dismisura ed il sonoro tende ad impastarsi; capirete dunque bene che le fasi più concitate saranno dunque rese ancora più difficili da questi inconvenienti. Ma il protagonista non si spaventerà solo alla vista dei nemici o dei mostri che, dopo un certo punto del gioco, inizieranno a diventare i nostri peggiori incubi, dato che darà di matto ogniqualvolta verrà ferito o dovrà compiere un’azione particolarmente difficile. La prima fuga, ad esempio, avrà luogo sui tetti delle casupole di Innsmouth: lì, Jack verrà colto da un intempestivo attacco di vertigini, che renderà più difficile il controllo dei movimenti anche per via di una visuale sfocata e distorta. Le immagini truculente si susseguono a ritmo sincopato: ogni casa di Innsmouth ha il suo scheletro dell’armadio, scheletri che andranno pian piano a comporre il puzzle dei terribili avvenimenti successi in questa apparentemente placida cittadina prima del vostro arrivo. Per sopravvivere, bisognerà quindi tenere innanzitutto a bada la propria angoscia, utilizzando medicinali, fasciature, pozioni, bizzarri intrugli rinvenuti nella farmacia del posto e tranquillanti, pena la caduta nella follia, che condurrà il nostro detective a morte certa.

Il necronomicon su Xbox
Non è certo un segreto che questo Call of Cthulhu sia legato a doppio filo ai racconti di H.P Lovecraft, scrittore noto soprattutto agli amanti degli horror ambientati nella nebbiosa Inghilterra vittoriana. Strade umide, complotti massonici, allineamenti astrali e progetti catastrofici portati avanti da chissà quale razza antica come il mondo ed estremamente potente, sono solo alcuni degli elementi classici dello scrittore anglofono che ritroverete nel titolo Headfirst. L’uomo, per lo scrittore, non è altro che un’insignificante pedina che nulla può contro la volontà degli Antichi, misteriosi esseri che un tempo, prima che il tempo stesso avesse inizio, dominavano il pianeta. Perché ad un certo punto siano scomparsi non ci è dato saperlo, fatto sta che ora vogliono ritornare ed i segnali che qualcosa, nel mondo dell’occulto, sta crescendo, li può leggere un solo uomo: Jack Walters. Soli contro un’invasione aliena? A fronteggiare le armate dell’Inferno o ad ostacolare i deleteri piani di conquista degli Antichi? Quale sarà la vostra missione vi sarà chiaro solo giocando. La trama, come tradizione, verrà diluita volta per volta, in testi, bigliettini, manifesti e filmati che vi aiuteranno a tracciarvi un quadro sempre più completo della situazione. Gli indizi più importanti, fortunatamente, rimarranno salvati e resi accessibili in qualsiasi istante, per cui basterà andarseli a rileggere per rinverdire la situazione in cui eravamo rimasti alla nostra ultima partita.

Un orrore quasi filmico
Come potete dedurre osservando le immagini che correlano questo articolo, Call of Cthulhu non è certo un titolo che punta soprattutto sulla grafica. Anzi. Il motore tecnico assai datato, è rimasto praticamente lo stesso di quello per la sua uscita, risalente ormai a quattro anni fa, per PC. I modelli poligonali dei nemici e degli altri comprimari, per quanto ben realizzati, appaiono da subito squadrati e malamente animati. I volti sono privi d’espressione e tanto gli occhi quanto la bocca tendono a ricordare i movimenti meccanici dei fantocci. Da questo punto di vista, per farla breve, il titolo non può certo soddisfare. Ciò nonostante, tutto è incredibilmente curato e dettagliato, con una dovizia per i particolari tale da rendere l’esperienza intensa, quasi filmica. Le case sono dotate di una propria struttura, sempre diversa dalle altre, le stanze ed i mobili sono posizionati con intelligenza senso estetico, non solo per fini utilitaristici inerenti al gameplay, così come la città appare vera e credibile, con un suo centro, le periferie, le sue vie per bene e gli anfratti bui e misteriosi. Non siamo di certo davanti ad un titolo completato frettolosamente, tutt’altro: i programmatori hanno studiato a fondo ogni minimo particolare e qualsiasi cosa troverete ed analizzerete, non è certo frutto del caso. Dalla stamberga più umile alla villa più suntuosa, passando per le folli architetture aliene, si può notare come gli ambienti siano stati amorevolmente curati e progettati, riempiti di oggetti e ninnoli apparentemente inutili ma ricchi di significato, arrivando a presentare spesso diversi effetti speciali di rilievo, nonostante la grafica sia ormai un po’ datata.

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“Questa mescolanza di generi, anziché snaturare il concetto che sta alla base del titolo, fortifica la sua identità e rafforza l’immagine poliedrica di un gioco estremamente curato ed in grado di sorprendere sempre e comunque il giocatore, con situazioni inattese, spaventevoli e paradossali.”

Il sonoro, fortunatamente, non è da meno: urla, musiche cariche di pathos che sanno scomparire all’improvviso per poi riapparire per sottolineare un particolare evento drammatico, sospiri, lamenti ed un doppiaggio in lingua madre eccellente sono solo alcuni dei suoni campionati che andranno ad accompagnarvi per tutta la durata di questa tetra avventura. Superata l’analisi del motore tecnico, resta da commentare il bizzarro gameplay adottato. Call of Cthulhu è come un tempio greco che poggia su quattro pilastri, corrispondenti ad altrettanti generi: avventura, survival horror, sparatutto in prima persona e gioco di ruolo. Questa mescolanza, anziché snaturare il concetto che sta alla base del titolo, fortifica la sua identità e rafforza l’immagine poliedrica di un gioco estremamente curato ed in grado di sorprendere sempre e comunque il giocatore, con situazioni inattese, spaventevoli e paradossali.

Inoltre, la visuale impastata e volutamente afflitta dai tipici difetti delle pellicole vecchie ed usurate, rende la trasposizione ancora più filmica e ricca di atmosfera. Non che ce ne fosse bisogno, ma questo mette in luce quanto i programmatori abbiano osato per dare alla propria creatura un tono che la rendesse differente da tutti gli altri titoli che affollano il genere. Certo, diverse idee provengono dal gioco dei Silicon Knights, Eternal Darkness, edito su GC diversi anni fa, ma, visto che l’utilizzo non si è fermato al mero scopiazzamento ed è andato oltre, migliorando idee appena abbozzate, non si può quindi fargliene una colpa, anzi, ben venga.

Fonte: Ludus
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