[XboX360/RECENSIONE] Conflict - Denied Ops

Tra una partita e l’altra a Call of Duty 4, vero e proprio monopolizzatore del lettore di Xbox 360, ci è capitata l’occasione di inserire una copia di Conflict: Denied Ops, il nuovo fps sviluppato da Pivotal Games, rivale esplicito di Army of Two al trono di miglior gioco di azione co-op.

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Innanzitutto, anche ad uno sguardo fuggevole, non si può non rimanere esterrefatti dal poco edificante spettacolo offerto nell’occasione. Conflict: Denied Ops ridefinisce il concetto di “basso profilo tecnologico” facendo apparire giochi come Turok alla stregua di capolavori, top della categoria, titoli imperdibili. Quello in esame è un gioco nuovo, dallo sviluppo non certo decennale come S.T.A.L.K.E.R., eppure emana un profumo antico, quello delle produzioni a basso costo di una volta, tipici titoli destinati all’uscita in prossimità della morte di una console, quando tutti gli sviluppatori importanti, passati al lavoro sulla nuova macchina di turno abbandonavano quella precedente, lasciando il campo ai team minori. Purtroppo per Pivotal Games Xbox 360 non è destinata a sparire a breve, anzi si trova nel suo periodo di maggior splendore (tralasciando le vendite), con una valanga di recenti produzioni di spessore e altrettante attese per i mesi e gli anni a venire. Durissima quindi la vita di questo Conflict: Denied Ops, e non solo per la grossolanità del motore grafico, per le texture slavate e per le animazioni legnose, bensì soprattutto per la pochezza dell’impianto di gioco, più volte lasciato al caso.

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Non si tratta di un titolo a se stante, ma dell’ultimo capitolo di una saga da sempre incentrata sull’azione cooperativa, una serie che purtroppo si è sempre attestata su livelli medio-bassi. La mediocrità è di casa e anche questo nuovo pargolo non vuole essere da meno distinguendosi più per i limiti che per le sue features, solo in parte appetibili. La two man squad formata da Lang, forte fisicamente ed esperto in armi pesanti e Graves, più agile e propenso alle sparatorie a distanza, magari con il suo fido fucile di precisione, avrebbe potuto offrire decisamente di più di questo spettacolino per marionette di seconda categoria. L’idea di base degli pseudo-tatticismi attuabili controllando due soldati dalle caratteristiche tanto differenti, switchando tra di essi, dando ordini di squadra in puro stile tactical shooter o giocando in cooperativa con un amico non era di per se malvagia, se non fosse per la dichiarata impostazione arcade e per le grosse lacune dell’IA, palesate ad ogni piè sospinto. Quest’ultima, in un’altalena quasi tragicomica offre buoni spunti, sia nei movimenti del compagno di squadra, sia per quel che riguarda i nemici, salvo poi crollare fantozzianamente in parecchi frangenti, dove il commilitone idiota si piazza di fronte alla nostra linea di fuoco o i nemici fanno di tutto per evitare di trovar riparo, trasformandosi in bersagli facili, neanche tanto mobili.

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Anche scavando ben oltre la superficie non si riesce a trovare un solo aspetto che soddisfi appieno, dalla trama poco ispirata al doppiaggio e ai dialoghi da b-movie. La stessa interfaccia dei menù è tanto spartana quanto visivamente poco accattivante. L’unica scelta tattica azzeccata è stata quella di buttare il suddetto titolo sul mercato in questo mite febbraio, un mese alquanto carente per quel che concerne la categoria degli shooter. Purtroppo per Pivotal non crediamo che la gente, se non davvero disperata e affamata di sparatorie, cederà alla tentazione non riuscendo ad attendere il mese di marzo, nel quale vedranno la luce due probabili best seller come Rainbow Six: Vegas 2 e lo stesso Army of Two.

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Fonte: Ludus

Secondo me esistono troppi giochi sparatutto...

Molti di questi io non li ho mai sentiti nominare, come si possono aspettare di vendere con rivali come CoD4 o Battlefield? O.O