[PS3/RECENSIONE] Clive Barker's Jericho

Clive Barker, prolifico scrittore americano, ha dedicato il suo estro creativo alla produzione di atmosfere e universi horror, prestando il suo genio, per nostra fortuna, anche al mondo dei videogame. Pochi si ricorderanno di Undying, prima collaborazione di Barker, in uno sparatutto di stampo celtico e grondante di sangue. Il risultato seppur discreto per l'atmosfera, fu penalizzato da un motore grafico obsoleto soprattutto per i tempi in cui id Software e l'Unreal Engine dettavano legge.

Spoiler:

Dopo quasi sei anni, il buon Clive ci riprova dettando ritmi, atmosfere e il background agli spagnoli della Mercury Steam (già artefici del discusso Scrapland). Il risultato è uno shooter adrenalinico, devastante sotto il profilo grafico e con una costante che vi accompagnerà sino alla fine del gioco: il sangue, come mai prima era sgorgato sul televisione o monitor che sia. La trama si basa sull'eterna e inflazionata lotta tra il bene e il male, quest’ultimo rappresentato da una creatura, il primogenito, che Dio creò prima di Adamo ed Eva, ma che fece troppo simile a lui, tanto da esserne spaventato e rinchiuderlo in un oblio senza pace. Ogni mille anni, il portale si riapre sul nostro mondo, e il male ha la possibilità di diffondersi e sterminare il genere umano. Questa volta toccherà alla squadra Jericho affrontare la minaccia in un mondo senza confini temporali e con l'aiuto delle moderne armi e dei poteri paranormali.

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Jericho basa parte del proprio fascino sul lavoro profuso dal buon Barker, ottimo scrittore horror, ma non altrettanto ispiratore di trame eccelse nel mondo videoludico. Seppur l'atmosfera sia indubbia, il plot narrativo si basa sui soliti stereotipi triti e ritriti, che non riescono a celare quello che è alla fin fine uno shooter con ben poco cervello. Non che questo sia un difetto, poiché titoli come Serious Sam o Painkiller, con cui condivide il gusto macabro, hanno dimostrato che ci si può divertire infischiandosene di trame e obiettivi. La delusione proviene da quel nome “Clive Barker” che potrebbe far supporre una trama articolata, colpi di scena che riescano a sorprendere il giocatore. Niente di tutto questo. Siamo di fronte ad uno shooter adrenalinico, schietto e sincero che cerca di differenziarsi dalla marea di titoli simili per il fattore temporale e per la possibilità di impersonare ogni membro del team Jericho. Il titolo sviluppato dai ragazzi della Mercury Steam si sviluppa infatti in diverse epoche, come quella medievale con tanto di crociati, la seconda guerra mondiale, l'epoca romana, ecc. Ogni ambientazione è affascinante, seppur poco originale nella rappresentazione, con elementi caratteristici, lugubri, ben conditi in una marea di liquido rossastro. Il buio la fa da padrone nei vicoli tetri e angusti che attraverseremo, tanto che l'uso della pila aggiunge un pizzico di giusta ansia ad ogni passo compiuto. Gli effetti profusi dalla Playstation 3 contribuiscono ad una sensazione di angoscia per via dell'ottima illuminazione e di nemici curati maniacalmente nei più piccoli particolari.

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L'altro aspetto doveroso di menzione è che, salvo rarissimi casi, non saremo soli nella nostra missione, ma potremo contare sull'aiuto di una squadra. In tal senso Jericho cerca di essere più profondo dei diretti concorrenti seppur con una serie di semplici ordini impartibili (state fermi, avanzate, ecc), ma soprattutto con abilità uniche e ben distinte per ogni unità. Abbiamo Church, capace di utilizzare una pistola ed una spada ninja e con i poteri di arrestare i nemici e dargli fuoco; Abigail Black è invece un cecchino capace di spostare i suoi stessi proiettili, per aggiustare un colpo maldestro, o magari per fargli compiere delle evoluzioni come curvare dietro un angolo e colpire verso un nemico che dietro vi si celi; il sergente Frank Delgado è un omaccione dall'enorme potenza di fuoco e la dote innata di scagliare palle di fuoco. Non manca Padre Paul Rawling con abilità curative e Simon Cole che rallenterà il tempo. Infine il capitano Jones si teletrasporterà addosso al nemico. E' facile immaginare come la possibilità di controllare ogni personaggio (suddivisi in due squadre Alfa e Omega) porti a delle strategie combinate, che almeno sulla carta avrebbero potuto aggiungere non poca profondità al gameplay. Nella realtà dei fatti, capita spesso di gestire un solo personaggio, o di assistere ad una suddivisione delle due squadre, aspetto che porta ad accontentarsi dei poteri disponibili. Questo tipo di gameplay porta ad una conseguenza non disprezzabile: non ci sono medikit da raccogliere e nessuna arma da collezionare. Le munizioni potranno si terminare ma solo nel caso in cui Cole (l'uomo predisposto a tal compito) non possa raggiungerci.

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Tutti questi elementi presi in prestito da capisaldi del genere come Rainbow Six, Call of Duty, tanto per citarne alcuni, rendono Jericho particolare, ma mai originale e particolarmente interessante. A poco serve la firma di Barker e una grafica di impatto se il tutto si riduce ad un lungo pellegrinaggio per ambientazioni sin troppo simili, poco ispirate e dove ci si limita ad ammazzare orde di nemici che ci attaccano a testa bassa. Anche l'impossibilità di morire (ogni personaggio può essere resuscitato avvicinandosi), rende l'azione, sicuramente poco frustrante, ma anche un po' superficiale nell'approccio. Elemento che cerca di distogliere l'attenzione dall'eccesso di sparatorie e sangue è il Quick Time Event, momento in cui come in God of War si dovranno premere una sequenza di tasti ben precisi in rapida successione. Pena, la ripetizione della fase appena citata. Si tratta questi di momenti claustrofobici, caratterizzati da una regia indovinata, ma forse gli sviluppatori hanno dato troppa importanza a queste fasi che infarciscono gran parte dell'avventura.

Spoiler:

Jericho risulta un buon shooter che però non aggiunge niente di nuovo al genere, se non una quantità esagerata di sangue.

Fonte: Ludus

Fiqo! *_*

I mostri come dice la recensione sono veramente curati ne minimi dettagli! O.O

Eh già!